Pc.15.4.2022
La croce di Cristo è amore allo stato puro, anche se ho imparato che ci vuole tempo per capirlo, tanto tempo.
Quella Croce sarà dolorosissima, da urlare per la disperazione, da sentirsi abbandonato da Dio, e lui urlerà, lui alzerà gli occhi al cielo e dirà: “perché mi hai abbandonato?”.
Lo sa bene prima di lasciarsi consegnare ai suoi carnefici, lo prova su se stesso, sulla sua carne, perché è un uomo, e il flagello gli fa male, la corona di spine lo fa sanguinare, i chiodi piantati nella carne sono atroci, la vita che si spegne in quel supplizio fa male.
Ma la vita è fatta anche di dolore, e va accettata per quello che è: o prendi tutto o non hai niente, se vuoi la luce devi prenderti anche l’ombra, il buio.
Devi essere disposto a piangere, ad urlare di dolore, se vuoi gioire in quei pochi attimi di felicità che la vita ti regala.
Perché non c’è vita senza sofferenza, e senza passione non c’è bellezza, senza dolore non c’è speranza.
Anestetizzare il dolore significa perdere tutto: speranza, bellezza e vita.
Se solo provi a immaginare gli occhi di quell’uomo che sta per morire, ti accorgi che non esiste niente di più nobile che accettare di passare attraverso la sofferenza, nulla di più santo che vivere il dolore che la vita comporta.
Perché quegli occhi vedono l’infinito, vedono l’eternità, vedono una dimensione sovrumana che noi possiamo solamente desiderare, nella quale possiamo volere bene compiutamente, senza che la bestia, il principe del mondo, sia lì a convincerci che la sola cosa che conta sia la nostra felicità immediata, fatua, misera, evanescente.
Siamo mendicanti d’amore, ne riceviamo qualche brandello, ne regaliamo ogni tanto dei piccoli frammenti, ed è tutto quello che abbiamo, io vi auguro che cerchiate di non farvelo bastare.
Buona Pasqua