Pc.24.4.2022
Al di là di ogni mistificazione quella del 25 aprile è la festa di una sconfitta. L’Italia ha perso la guerra e lo ha fatto nel modo più cruento possibile, ovvero passando attraverso una guerra civile nella quale gli italiani si uccidevano tra di loro, nel mentre che gli eserciti stranieri conquistavano il paese e quello squallido personaggio di Vittorio Emmanuele terzo, re d’Italia, spostava la capitale a Brindisi e firmava un armistizio che era resa senza dignità e si sarebbe rivelato sanguinoso e fallimentare.
Si tratta di quello stesso re che firmò le leggi razziali e che sostituì i leoni dello stemma sabaudo con un paio di fasci littori e che alla fine non seppe fare altro che scappare nel momento della resa, come un qualunque codardo farebbe.
Cambiare il nome a quella sconfitta e chiamarla liberazione non cambia la sostanza delle cose, che rimangono nella memoria del popolo italiano e che ancora dopo quasi un secolo sono di ragioni irrisolte sia della guerra civile, sia dell’odio che si porta appresso, come ogni guerra intestina del resto.
Quindi il 25 aprile è la festa di un fallimento, ma non è una cosa negativa, se ci si pensa bene è un grande onore per il popolo italiano, a patto che ne abbia piena consapevolezza.
Se pensate a come la Pasqua cristiana, infondo, sia la festa in onore di un uomo fallito, finito condannato ad una morte orribile, su una croce come i peggiori malfattori, capite come sia importante e nobile far di una sconfitta militare una sorta di pasqua civile.
Il problema è che non c’è nel popolo italiano piena consapevolezza di ciò, ed anzi, è stato inculcato il mito degli “italiani brava gente” il che mistifica il nostro ruolo e le nostre nefandezze ovunque si sia stati durante la guerra.
(Le stragi di civili compiute in Somalia dal generale Badoglio sarebbero state sufficienti a farlo condannare a morte se fosse passato per Norimberga, mentre invece è stato il personaggio cui i nostri nemici hanno affidato il primo governo italiano post-bellico, mentre cercavano di alterare la nostra memoria con la propaganda.)
Dovremmo riflettere sul significato di questa festa, svuotarlo dalle menzogne ed osservarlo da lontano, per capirne la grandezza. Potremmo allora chiamarla festa della riconciliazione poiché tale è stata, senza vincitori o vinti poiché tutti erano sconfitti, tanto i Fascisti quanto gli eroi della resistenza.
La riconciliazione ed il perdono sono le cose più nobili che un uomo possa fare.
L’unico vero peccato è che la repubblica partigiana di Bettola sia durata solamente un paio di giorni.
Buon 25 aprile
Dio vi benedica e Dio benedica Bettola
E Bon!