Il problema del pensiero nichilista contemporaneo è che parte dal presupposto che l’anima non esista.
Dopo decine di millenni a porsi il problema dell’anima, arriva qualcuno e la cancella con un colpo di spugna, di fatto annichilendo ogni nobiltà umana ed esaltando la bestialità .
Al giorno d’oggi, siamo vittime ma anche carnefici, di una modalità di pensiero che relega l’astrazione ad un ruolo non solo secondario, ma addirittura reietto, misconosciuto.
Del resto, e rubo a Umberto Galimberti le definizioni, l’inglese che è ormai la lingua franca, la lingua nella quale si esprime la maggior parte degli uomini del pianeta, altro non è che tedesco andato a male.
Una lingua incapace di andare oltre ciò che è fisico. pensate che per dire nessuno, oppure qualcuno gli inglesi dicono nobody o somebody, hanno bisogno del corpo per definire il concetto!
Ma il problema non è solo l’affermarsi di un inglese oltretutto semplificato e ridotto a poche centinaia di vocaboli, ma è anche e soprattutto la affermazione di una neo lingua italiana, del tutto simile a quella preconizzata da Orwell, che va privandosi dei termini, e poco per volta si riduce a qualcosa con cui parlare dei nostri bisogni primari e niente di più.
Leggevo che il numero dei vocaboli conosciuti ed utilizzati dai liceali contemporanei, che non sono il milanese imbruttito, è di circa 400, mentre soltanto trenta anni fa erano oltre 1500. Un salto abissale che preclude ogni capacità di elaborare un pensiero che sia davvero profondo ed astratto.
Quindi non esiste più l’anima, la nobiltà è evaporata e l’unica cosa che possiamo fare è il cercare la felicità hic et nunc, qui e adesso, perché la nostra linea del tempo non comprende più ne il passato ne il futuro ma ha solamente un definivo ed agghiacciante adesso.
E bon!