Bellezza e follia sono vecchie compagne, ebbe a dire Benjamin Franklin, l’una suscita l’altra e, qualche volta, viceversa, nel senso che vedere una cosa bella, ogni tanto, quando è molto bella, rende folli.
Ed è quella stessa follia che ti fa stare bene quando ti innamori, ti fa desiderare d’essere migliore, ti fa percepire l’energia che vien fuori dal tuo cuore. Perché di quel bello che hai incontrato ti sei innamorato senza nessuna ragione se non la follia che ti ha suscitato. Ma quella bellezza che ti ha accelerato il battito, o che forse ha rallentato il tuo orologio, è essa stessa frutto della follia, dalla quale ha tratto la sua essenza, il suo essere originale e diversa, unica e speciale.
È lo stesso l’amore che provi per un quadro, per un mazzo di fiori, per lo spettacolo del tramonto, senza desiderarne il possesso, poiché non puoi fare tuo l’amore quando ti viene donato. Se solo pensi di impadronirti di ciò che ti rende felice, svanisce l’amore che provi: quando scatti una foto al tramonto per conservarla, per fermare indefinitamente quell’istante, ed averlo per te, smetti di amarlo, smetti di sentire la connessione tra il tuo cuore e quello spettacolo che naturalmente fluisce, che cresce di intensità per poi rallentare, fino ad addormentarsi dentro la notte.
Io vorrei innamorarmi tutti i giorni, più volte al giorno, di sogni, di stelle, galline, quadri e confetti, sentire dentro di me la follia che permette di farlo. Del resto, è il desiderio più alto che la nostra natura ci ha dato, peccato non riuscirci, e farsi sempre prender la mano dall’istinto di possedere quel bello che incontriamo.
E Bon!