La linea del tempo che accompagna il nostro pensiero, soprattutto quando cerchiamo di capire noi stessi, dovrebbe avere ben chiaro cosa è stato il nostro passato, cosa è il presente e cosa sarà o potrà essere il futuro.
Non a caso si chiama linea, perché è una sorta di luogo geometrico dei punti che tracciano la sequenza temporale della nostra vita, o forse sarebbe meglio dire della nostra esistenza.
Perché nel momento in cui cerchiamo di capire cosa abbiamo dentro, cerchiamo di andare davvero nella profondità più remota di noi stessi, quantomeno intuiamo che esista qualcosa di più di quel robot biologico che una certa filosofia, da Huxley in poi, ci suggerisce che noi si sia.
E poi c’è quel desiderio di eternità che inevitabilmente salta fuori, ed è talmente forte da portarci quantomeno a sospettare che sia mosso da una anima destinata a sopravvivere al robot.
In ogni caso, anima a parte, l’uomo contemporaneo vive nel presente, ignorando completamente il proprio passato e non avendo aspettative per il futuro.
Ed è una condizione nella quale la responsabilità va a farsi benedire. Perché l’agire senza consapevolezza di quali saranno gli effetti delle nostre azioni, rende del tutto privo di significato il concetto stesso di responsabilità .
Pensate a come abbiamo modificato il concetto di libertà nell’ultimo di mezzo secolo: siamo passati da una libertà di scegliere, per la quale, tra l’altro I nostri nonni e bisnonni hanno dato il sangue, a quella che è diventata libertà di rinnegare le nostre scelte.
È così nella vita di tutti I giorni. Esiste sempre una ragione per mandare al macero quel che abbiamo costruito magari in anni di fatica. Una ragione per tradire e per fare consapevolmente del male agli altri. Il tutto perché le conseguenze delle scelte non sono più parte del panorama che riusciamo a vedere.
E Bon!