Fidenza, 20.7.2021
Negli ultimi mesi sono stato veramente male: il mio trigemino destro è impazzito facendomi vivere emozioni talmente forti da portarmi al limite del mistico, e nelle ultime settimane ho subito due interventi chirurgici, il primo dei quali mi ha lasciato uno strascico di dolore molto forte durato un paio di settimane, mentre il secondo non lo posso ancora valutare visto che è stato stamattina e per ora mi produce soltanto un senso generalizzato di stordimento, secchezza delle fauci e la sensazione di avere acqua dentro il cranio al posto del cervello.
In questo lungo periodo non ho mai ricevuto da parte di mia moglie un “Come stai?â€, un “Come è andata?†o un “Hai bisogno di una mano?â€.
La mano avrei fatto di tutto per non doverla accettare, ma un “Come va la vita?†lo avrei gradito davvero tanto.
A poco più di un anno dalla nostra separazione, quel che resta di un rapporto trentennale è il nulla, e devo rassegnarmici. Evidentemente, per il pensiero contemporaneo, la vita è fatta di cicli, di periodi, separati tra loro come compartimenti stagni di una nave. Oltrepassata una porta a chiusura ermetica, quel che sta dall’altra parte non ci riguarda più.
Eppure esistono dei fili capaci di legare assieme i pezzi di cui la nostra vita è fatta, fili forti, come possono essere un paio di figli, o chissà cosa altro che abbiamo costruito con fatica o che ci siamo ritrovati ad avere tra le mani nello stesso modo con il quale ci capita di possedere un souvenir ricordo di un bel viaggio.
Sono legami con il nostro passato che popolano il presente, che attraversano le nostre menti senza che noi si possa fare nulla per impedirlo.
Qualcuno la chiama NOSTALGIA, altri semplicemente ricordare, per me è il “non rinnegare il proprio passatoâ€, del quale siamo figli e che, nel bene e nel male, ci ha plasmato.
Senza il nostro passato non siamo più niente, il nostro presente è niente, ed ancor più, il nostro futuro non può esistere se non come giorni vissuti uno alla volta, senza prospettiva.
E’ come per una cellula l’esistere senza DNA, senza quel codice che la fa essere l’esatta parte di un tutto, che la trasforma, tempo per tempo, che la fa invecchiare seguendo un percorso definito, che non è solamente figlio del DESTINO, ma che viene plasmato di giorno in giorno in base alla nostra storia e alle nostre scelte.
Perché, checchè ne dicano Lutero e Calvino, siamo noi con il nostro libero arbitrio a scegliere il nostro destino, e non viceversa. È la somma delle nostre azioni a fare quello che siamo, e perdere i pezzi, perdere la propria storia, rinnegare il proprio passato, in ultima analisi, significa perdere noi stessi.
Ergo, non credo sia accettabile, né possibile, chiudere le porte come se fossero stagne dietro di noi.
Occorre viceversa accettare quello che siamo e quello che siamo stati, anche se è doloroso e difficile, ed in questo modo, guardare avanti.