Vediamo di ragionare assieme su quello che è l’elemento chiave di tutto ciò che sta scucendo alla società civile, in Italia come nel resto dell’occidente, da un po’ di tempo a sta parte, ovvero l’avvento della tecnica.
Tecnica da non confondere con tecnologia, quando si parla di tecnica non si intende l’insieme degli apparati, dai computer ai telefonini ai robot, ma si intende una vera e propria filosofia.
La tecnica è ciò che impone il raggiungimento dell’obiettivo massimo con il minimo sforzo.
Detta così sembra anche una cosa ragionevole, in problema però è che l’uomo è considerato dalla tecnica solo come il funzionario di un apparato, fin che è efficiente e produttivo va bene, quando non lo è più viene eliminato.
E non è una eliminazione dal mondo produttivo come potrebbe essere un pensionamento, è proprio una eliminazione totale della persona da ogni ambito sociale, economico, di relazioni con gli altri.
Colui che non è adatto alla macchina produttiva retta dalla logica della massima efficienza, è relegato ad una vita di miseria, a raccattare tra i rifiuti qualcosa da mangiare.
Si capisce come mai, oggi, la depressione curata dagli psicologi, non sia più generata dai sensi di colpa, come era tipicamente fino a pochi decenni fa, legata quindi ad esperienze passate, ma sia cagionata dalla preoccupazione di diventare inadeguati, sia legata ad un senso di angoscia via via crescente nel pensare al futuro.
Si capisce come le relazioni tra le persone siano sempre più basate sulla competizione, come non si sviluppi più né l’amicizia ne la solidarietà nei confronti del prossimo, se si pensa quanto grave e definitiva sia la pena che la tecnica prevede per chi non rientra nel canone della massima produttività , ovvero l’espulsione dal sistema.
Ora secondo i massimi pensatori razionalisti, è ineluttabile il destino che vede l’affermarsi della tecnica, è impensabile che l’umanità possa retrocedere, ovvero tornare a porre l’uomo e le sue necessità naturali, al centro della logica che regge la società umana.
Il Nichilismo diventa quindi l’unica verità possibile, l’uomo perde importanza fino a diventare il funzionario di un apparato tecnico, fino a diventare niente.
Alla tecnica non interessa più nulla se non l’efficienza, l’omo non è neppure in secondo piano, perché non conta più nulla.
In una simile configurazione, però, il peso dell’ideologia è molto forte, anzi, per determinare un simile cambiamento antropologico è necessario impegnarsi a fondo per indurre l’umanità ad accettarlo senza accorgersene. Diversamente sarebbe un putiferio, ovvero sarebbe del tutto impensabile riuscire ad introdurre un modo di pensare completamente contrario alla natura umana.
L’ineluttabilità che viene dichiarata, dell’affermazione della tecnica non è altro che uno degli elementi con i quali la più grande delle varie finestre di Overton attualmente aperte, sta tentando di imporre la tecnica in modo definitivo.
Sono convinto che, anche se in qualche modo dovesse prevalere l’idea che l’uomo non è degno di sopravvivere quando è inadeguato alle esigenze che la tecnica impone, comunque l’aspetto ideologico rimanga prevalente rispetto alle condizioni ambientali.
Prima o poi si arriverà ad uno scontro ideologico senza precedenti, rispetto al quale siamo completamente impreparati