Plutone è un pianeta doppio, ovvero possiede una luna gigantesca (rispetto alle dimensioni del pianeta) un po’ come accade alla Terra.
Ma Caronte, la luna di Plutone, ad un osservatore sulla superficie del pianeta nano apparirebbe molto più grande di quanto non appaia la Luna ad un osservatore terrestre. Per eclissarlo, tenendo il braccio teso in avanti, non basterebbe il pollice ma occorrerebbe l’intero pugno chiuso.
Il sole invece apparirebbe minuscolo, grande quanto Sirio, anche se di gran lunga più luminoso.
Plutone, inizialmente classificato come nono pianeta del sistema solare, è stato scoperto nel 1930 da Clyde Tombaugh che scansionò sistematicamente il cielo confrontando fotogrammi ripresi in giorni successivi.
Su di essi gli astri erranti, come i pianeti, cambiavano posizione consentendo di essere identificati.
La ricerca iniziò poiché si supponeva che fosse un pianeta posto oltre l’orbita di Nettuno, il responsabile delle anomalie gravimetriche mostrate dalle orbite di Urano e dello stesso Nettuno.
Le dimensioni e la particolare orbita del nuovo pianeta scoperto non erano comunque assolutamente tali da poter considerare Pluto responsabile delle anomalie.
Oggi Plutone, antico dio romano degli inferi, rimane il più grande tra i pianeti nani del sistema solare.
Non perde comunque nulla del suo fascino: un corpo celeste gelido, incredibilmente distante, inospitale, eppure con tante similitudini con la Terra.
In ogni caso è bello immaginare come sarebbe vedere il cielo da là ; pensare che la terra in determinate condizioni sarebbe visibile come un puntino blu appena percettibile, un puntino che sintetizza l’umanità con le sue infinite contraddizioni, le sue miserie e le sue magnanimità .
E forse la contraddizione più grande stà proprio nella capacità di immaginare il mondo e se stessa colti da un punto di vista lontano come Plutone.