Sono passati solo quattro giorni da quando Giuseppe Conte rimise l’incarico di Presidente del Consiglio affidatogli dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Da allora, di ora in ora, si sono susseguiti fatti infelici, promesse apocalittiche, prospettive tra l’imbarazzevole e l’imbarazzante, si sono tracciate trincee tra “i sostenitori dell’Italia –e degli italiani- contro gli sporchi interessi di lobby, poteri internazionali, contro la finanza di Bruxelles e la Germania” che condannano il veto posto da Sergio Mattarella giudicandolo antidemocratico e i sostenitori “dell’Italia progressista che vuole stare nell’Europa, contro i populisti” (detti anche, ultimamente, da Matteo Renzi “sfascisti”).
E in questo tripudio di semplificazioni, accuse, slogan, passi falsi, indietro, di lato, non si capisce cosa accadrà tra un’ora.
Un premier di 14 minuti, strane e astruse formule alchemiche come la “non-sfiducia” al governo del Presidente da parte di Lega PD e Fi (una litote per dire che ci sarà la fiducia al governo). Riaperture di quel travaglio emorragico che, si dice, la Treccani voglia inserire come neologismo nella prossima edizione del suo vocabolario, chiamato governo M5S-Lega.
Il tutto immerso in dichiarazioni terroristiche da parte della stampa (soprattuto tedesca): “Crisi peggiore di quella greca” (ex ministro Fischer), “Probabile uscita dell’Italia dall’euro”, mentre Mark Schieritz, giornalista politico-economico, addirittura scrive: "Salvare l’Italia? Meglio di no.”
Ci perdonerete ora se, in questo marasma generale, mostriamo il nostro mitridatismo a quella spada di Damocle che porta il nome di Mercato e se riteniamo che a quella narrazione mediatica condita di terrorismo manchi soltanto il buonsenso.
Ora, il fatto è che nessuno, né –almeno attenendosi al contratto di governo – Lega-M5S né Paolo Savona, che in una lettera al Presidente della Repubblica chiariva la sua intenzione di attenersi al suddetto contratto, ha espresso l’intenzione di uscire dall’euro. Dunque l’argomentazione ideologica con cui Mattarella ha giustificato il suo veto su Savona cade di fronte all’evidenza dei fatti.
Aggiungete ora a tutto questo un fatto accaduto all’indomani delle dimissioni di Giuseppe Conte: l’account Facebook politicamente satirico di Stefano Torre, ex candidato sindaco di Piacenza nelle ultime elezioni comunali balzato all’attenzione dei media per le sue proposte spumeggianti, è stato sospeso per un mese dal social network per un post critico sul veto di Mattarella con toni volutamente esagerati.
Ora, si potrebbe a lungo discorrere su questo fatto, ma crediamo che in ogni caso dovrebbe preoccuparci: perché quando la satira non può attaccare il potere, la democrazia tossisce e la libertà piange.
Così, poiché ci teniamo all’una e all’altra, all’insegna della loro riaffermazione, - e per uscire dall’impasse del governo- riportiamo qui la proposta piacentina per la squadra di governo guidata dal Premier Stefano Torre, pubblicata prima sulla pagina Facebook di Piacenza Memes.
Sarà una squadra di altissimo livello, con professori della vita, che hanno davvero capito come gira il mondo, con proposte di buon senso, contro i populisti-sfascisti, gli eurocrati, Bruxell, la Germania, i no vax, la flat tax, il fronte repubblicano, la Destra, la Sinistra, il Centro, ma anche l’Alto e il Basso, i lampioni che si spengono quando passi, Valeria Fedeli, ma soprattutto contro le rotonde: nessuno sa quando andare o come usare le frecce, ingorgano il traffico, aumentano l’inquinamento, stressano le persone e fanno diminuire la produttività : recenti calcoli dimostrano che senza rotonde si risparmierebbero circa 120 miliardi di euro all’anno e si darebbe lavoro per toglierle. Passate parola gente!
Riccardo Vajana