mercoledì 26 marzo 2025
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Il senso del matrimonio nell’età del nichilismo

Guardare le cose come sono e non come sembrano

Il senso del matrimonio nell’età del nichilismo

Il senso del matrimonio nell’età del nichilismo

In questi ultimi mesi mi è capitato di riflettere sul senso del matrimonio.

Verrebbe da dire che è l’istituto che consente alle coppie di rimanere assieme anche dopo che si è spenta la passione iniziale, ma è scontato. Quello che invece mi pare più vero è che li matrimonio sia una barriera alla affermazione del nichilismo.

Il Matrimonio è l’istituto che regge la società civile, poiché sottende una famiglia e consente ad essa di resistere nel tempo.

Partendo dalla constatazione che la famiglia è il principale punto di riferimento culturale per i figli, che tendono ad assomigliare, a livello valoriale, ai propri genitori, la sua distruzione, la facilità con la quale si rompono le unioni, significa non già l’aprire la strada a nuovi ideali di vita, ma li consentire al nichilismo di affermarsi.

Il nichilismo

Il Nulla che rimane dopo la rottura di una unione sacra come è e dovrebbe essere il matrimonio, e comunque sia, un contratto sul quale non è stata solamente apposta una firma, ma si è anche formulato un giuramento, è la sintesi dell’essenza del Nichilismo.

La perdita di valori della società contemporanea, che non ha più etica e morale solide, porta ad un individualismo sempre più spinto, che a sua volta conduce verso la ricerca della propria felicità, trascurando completamente ogni legame, dall’amicizia, alla responsabilità verso gli altri.

Così poco per volta ci trasformiamo in un coacervo di individui soli, incapaci di riconoscersi l’un l’altro, incapaci di essere comunità e popolo.

E qui veniamo al punto, perché la distruzione di etica e morale, la scomparsa della religione e delle sue metastorie, capaci di raccontare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò in cui trovare salvezza e ciò in cui perdersi, sono state sostituite da una nuova moralità che pone al primo posto il denaro.

Il denaro

Il denaro può tutto, il denaro è diventato il soggetto principale delle metastorie contemporanee, il denaro ha sostituito Dio.

Ha smesso di essere un mezzo ed è diventato un fine. Come dice Massimo Fini, la nostra società si è trasformata in una società retta dal denaro, un sistema che consente di fare guerra usando la leva della finanza, ed il denaro è diventato una sorta di dittatura totalitaria.

Così la Politica non esiste più, poiché deve necessariamente ubbidire ai voleri del mercato e della finanza, come afferma Umberto Galimberti come un ineluttabile destino.

Tutto ciò si riverbera sulla società deresponsabilizzando ogni individuo, fino ad arrivare alla perdita di ogni legame affettivo con gli altri.

L’affetto infatti implica reciprocità, e la reciprocità implica responsabilità, senza la quale tutto è destinato a finire in niente.

L’eterno ritorno dell’uguale

Ed il Niente in cui finiamo, porta la società verso il nichilismo più totale, ovvero quello che Friedrich Nietzsche definiva nichilismo passivo, ovvero quello caratterizzato da un cedimento dell’individuo di fronte alla assurdità del reale, contrapponendolo ad un nichilismo attivo, ovvero quello che accelera la distruzione degli ideali tradizionali per rendere possibile l’affermazione di nuovi valori.

Ed ecco giungere alla questione chiave: il denaro, ovvero ciò che è subentrato come nuovo valore, e tutti gli ideali che sottende, sono valori nel senso sociale del termine? O sono piuttosto disvalori?

Vediamola come Nietzsche, poniamoci il problema del ripensare alla nostra vita e decidere se riviverla infinite volte nello stesso modo. Chi può vivere senza valori è solo chi è disposto a rivivere all’infinito, senza cambiare una virgola, solo chi è disposto ad entrare nel cerchio dell’eterno ritorno dell’uguale, proclamato nella Gaia scienza dal demone, quando dice: “Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!”

L’olteruomo

Ma quanti, uomini o donne, sono disposti a rivivere la propria vita all’infinito? Quanti sono disposti a non pensare alla morte come alla fine di un tribolo infinito, e non invece come ad un innesco di un loop temporale, nel quale tutto, proprio tutto si ripeterà? Gioie, dolori, paure, grandi soddisfazioni, depressioni ed esaltazioni, lutti e rinascite, ansie, ogni singolo momento della vita si ripeterà uguale?

Solo chi convintamente risponderà sì, sarà il Super Uomo, l’Oltreuomo, sarà colui che ha trovato dentro di se il rigore morale e l’etica che prima era affidata alla religione.

Ma l’umanità non è fatta di superuomini, non è in grado nel suo complesso di reggersi sul senso morale che abbiamo dentro.

La gente comune rimane a subire passivamente il nichilismo e confonde i disvalori del denaro con l’etica e la moralità.

Ora vien da chiedersi su cosa poggi il senso etico e morale degli oltreuomini, ed per rispondere mi pongo una domanda: L’oltreuomo è ateo?

Secondo Galimberti no, ogni uomo è profondamente cristiano, anche coloro che si professano atei, sono profondamente legati agli archetipi della tradizione cristiana, a sua volta legata ad una mitologia sumero arcadica, dalla quale deriva anche la gran parte della mitologia greca.

Tornando al matrimonio, poiché la famiglia in tutta la tradizione, giudaico cristiana, romana, greca, fino ad arrivare alla primigenia mitologia sumero arcadica, è il tassello fondamentale che regge la società civile, che le permette di evolversi e di crescere, minarne il senso significa distruggere la società come la conosciamo.

Nessuno è sempre il nome di qualcuno

Non credo che ci sia casualità in tutto ciò che sta succedendo, con una accelerazione pazzesca negli ultimi anni, poiché la spinta è verso il minare la base su cui si regge tutta la società.

Un uomo non è più tale senza una stabilità affettiva, senza sicurezza affettiva non si investe più nella famiglia e nell’amicizia, e senza queste cose la società intera crolla.

Non credo affatto che il fenomeno sia eterodiretto, ovvero che nessuno stia dietro la spinta e che questo fenomeno sia casuale. Sposando completamente le tesi di Paolo Barnard, credo che il fenomeno sia omodiretto e che co sia qualcuno che lavora per distruggere la società, i gruppo ed i popoli.

Omero ci ha insegnato che Nessuno è sempre il nome di Qualcuno. O no?

Lo sterco del demonio

Il denaro, ormai inteso come fine, non come mezzo, sottende l’affermazione di valori contrari a quelli tradizionali: l’egoismo, l’individualismo, l’avidità, ecc...

Massimo Fini, nel suo libro “il Denaro Sterco del demonio” afferma che solamente l’1% del denaro circolante sia sufficiente per comperare tutti i beni esistenti al mondo, il restante 99% è una sorta di ipoteca sul futuro.

Nulla più di questo dato mostra il senso di quello che sta succedendo ed è l’evidenza di quanto il denaro, diventato un credo, stia distruggendo l’uomo.

Quel Nessuno ci sta distruggendo ragazzi, forse è ora, parafrasando Amleto, di levarci a combattere tutti i nostri triboli e risolutamente finirli!


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