Nonostante la storia contemporanea sia piena di personaggi squallidi che hanno tradito il proprio ruolo e agito contro gli interessi dei popoli che avrebbero dovuto servire, tre figure si distinguono per la portata devastante delle loro azioni.
Sceglierle non è stato difficile, perché il danno che hanno prodotto è talmente evidente da non lasciare spazio a dubbi. Non si è trattato di miopia o di errori di valutazione: le loro decisioni sono state prese con piena consapevolezza. Sapevano perfettamente che stavano iniettando cancrena nel sistema, e che le conseguenze delle loro politiche avrebbero travalicato i confini dei loro stati, contaminando il mondo intero.
Non sono stati semplici amministratori o leader di partito: sono stati architetti del disastro. Hanno aperto la strada a un cancro sistemico che ha distrutto l’umanesimo, alimentato disuguaglianze mai viste, soffocato la libertà di coscienza e imposto un nichilismo mascherato da progresso.
Non si sono limitati a governare: hanno imposto un paradigma. Un modello di mondo che oggi vediamo sotto i nostri occhi: svuotato, sorvegliato, alienato. E, purtroppo, gli effetti del loro operato continueranno a pesare per molti anni sulle società di tutto il pianeta, soprattutto in Occidente, dove le radici culturali e spirituali sono state erose proprio a partire dalle fondamenta che loro hanno fatto saltare.
Presidente degli Stati Uniti (1981–1989)
Ha legittimato il potere assoluto della finanza, deregolamentando i mercati e rendendo il capitalismo una macchina fuori controllo.
Ha imposto il modello neoliberista come dogma globale: profitti illimitati per pochi, precarietà per tutti gli altri.
Ha riacceso la corsa agli armamenti, innescando un clima permanente di guerra fredda mascherata da sicurezza.
Sotto la sua retorica da "uomo del popolo" ha nascosto il trionfo delle élite e l’agonia delle democrazie reali.
Primo ministro del Regno Unito (1979–1990)
Ha distrutto il tessuto sociale britannico con privatizzazioni selvagge, smantellando sanità, scuola, trasporti.
Ha reso normale l’idea che l’individuo debba cavarsela da solo, negando ogni forma di solidarietà collettiva.
Ha dichiarato guerra ai lavoratori e ai sindacati, trattandoli come nemici interni.
La sua frase simbolo – “non esiste la società” – ha definito un’epoca: l’epoca dell’isolamento, del cinismo, della solitudine di massa.
Papa dal 2013 al 2025
Ha svuotato la Chiesa della sua forza spirituale, trasformandola in un megafono del pensiero unico globalista.
Ha sostenuto in modo attivo e militante le campagne pro-vaccino e pro-Green Pass durante il Covid, definendo il vaccino un “atto d’amore”. Così facendo ha cancellato l’ultima grande istituzione che avrebbe potuto opporsi alla deriva tecnocratica e liberticida.
Ha sostituito la fede con una retorica morale vaga e adattabile, utile al sistema ma inutile all’anima.
Sotto il suo pontificato, la Chiesa ha smesso di essere rifugio per gli ultimi ed è diventata strumento ideologico dell’élite globale.