Ti guardano come se avessi la pretesa assurda di essere ascoltato, e nella maggior parte dei casi la tua buona idea non la vogliono neanche sentire.
Quando un sistema sociale diventa una gerontocrazia come è l’Italia, si scatenano dei meccanismi pericolosissimi che fanno da freno in primis allo sviluppo economico ma poi anche a quello culturale, a quello sportivo e non parliamo di quello tecnologico.
La tendenza naturale che ha un mondo dominato dai vecchi è quella di tendere alla conservazione e guardare con sospetto, diffidenza e paura persino, ogni tipo di innovazione.
Gerontocrazia è una parolaccia che significa: MONDO GOVERNATO DAI VECCHI. Tanto in politica quanto e soprattutto nei vertici del sistema economico, delle aziende e soprattutto di quelle che contano.
Se è inevitabile che coll’avanzare dell’età la gente finisca per far carriera nelle aziende fino ad arrivare al proprio livello di incompetenza ed occuparlo, è altrettanto vero che fino a qualche decennio fa c’era un ricambio generazionale che raffrescava l’aria. Adesso invece il 50% dei ragazzi è senza lavoro mentre i loro nonni sono al lavoro .... bè non esageriamo, occupano un posto di lavoro a carico delle loro aziende.
Già ... perché cosa ha di più un 65 enne di oggi rispetto ad un 25 enne? Sicuramente 40 anni di più! Ma altro?
Esperienza? Ponderatezza? Saggezza?
Forse le seconde due un pochino ancora reggono, ma l’esperienza quella ormai non serve più a nulla in un mondo che si evolve tanto in fretta da rendere obsoleto quel che conoscete nel giro di un anno.
E la ponderatezza e la saggezza nel confrontarsi con un mondo del lavoro che è completamente differente da come sia mai stato ... valgono decisamente poco.
Essere giovani significa:
1. Avere i riflessi più pronti
2. Avere capacità di apprendere 1000 volte più grande
3. Poter sopportare meglio la fatica
4. Avere sogni ed illusioni
Quindi essere giovani non dovrebbe essere una sfiga!
Anzi, non lo è proprio, è una sfiga essere vecchi, non capire più nulla e decidere di conservare anziché innovare.
Ed allora permettetemi un appello ai vecchiacci,