Il Google di oggi è completamente differente da quello delle origini. Ai tempi Page e Brin avevano intuito che occorreva un algoritmo di ranking capace di restituire i risultati con un ordine tale da privilegiare i siti più popolari, e basarono il primo algoritmo sulla link-popolarità , ovvero sul numero di link e citazioni che una pagina raccoglieva in giro per la rete.
Fu una trovata semplice, anche se si fa presto a dire semplice quando sono in gioco milioni e milioni di pagine collegate fra loro, che sbaragliò la concorrenza, semplicemente perché Google restituiva risultati migliori degli altri motori di ricerca.
Alta Vista, Virgilio, Yahoo, MSN, per citarne alcuni, furono azzerati dalla efficienza del nuovo arrivato Google.
Di pari passo con l’affermarsi di Google come motore di ricerca dominante, nasceva e si sviluppava una nuova arte, ovvero quella della ottimizzazione dei siti per i motori di ricerca, la SEO, acronimo inglese per Search Engine Optimization, che cercava e cerca, con metodi empirici di capire quali siano i fattori che determinano il ranking, ovvero l’ordine con il quale vengono mostrate le pagine risultato delle ricerche.
All’inizio erano soprattutto i fattori tecnici a determinare i risultati; fare un sito che Google riusciva a navigare senza problemi garantiva una completa indicizzazione e ottimi posizionamenti.
Vi era poi il fattore linkbuilding, ovvero la quantità di link che una pagina riceveva da altri siti, che era capace di spostare significativamente il posizionamento di una pagina.
A suo tempo erano in voga i trucchi per ingannare Google, l’algoritmo infatti non era abbastanza evoluto da riconoscere i tentativi di ingannarlo. Nasceva allora il commercio di link e la corsa ad averne il più possibile.
Poco per volta l’algoritmo di ranking si è evoluto, mettendo sempre più in secondo piano il valore dei così detti fattori tecnici ed assegnando sempre più importanza alla qualità dei contenuti delle pagine.
Google ha sviluppato una sorta di algoritmo semantico, capace di valutare le qualità dei testi.
Sfruttando anche una serie infinita di dati che raccoglie attraverso servizi come Analytics, ma soprattutto provenienti dal browser Chrome, oggi riesce a restituire risultati personalizzati per l’utente che sta navigando.
Quindi oggi i risultati delle ricerche tendono ad offrire le migliori soluzioni ai problemi sottesi alle ricerche che facciamo, riuscendo a personalizzare i risultati in base alle necessità dei singoli utenti.
Se io cerco Calcio su Google ho come risultato un elenco di pagine di cronaca sportiva e di siti di squadre tra le quali c’è il Piacenza (tra Roma ed Inter). Se fossi un chimico e non un abbonato storico della Galeana, probabilmente vedrei soprattutto pagine che parlano del calcio come elemento chimico e parte importante delle ossa umane, con magari una pagina o due che parla della Juve e di Cristiano Ronaldo.
Google in Italia oggi è utilizzato dal 94% delle persone che cercano su internet. Se da un lato una percentuale così alta rappresenta il riconoscimento della sua efficacia, dall’altro ne caratterizza la capacità di dominare il mercato in modo assoluto: se non sei su Google non esisti!.