1.3.2022
Domani si entra in quaresima. Cristo sta per morire e poi risorgere, portando via tutti I peccati dell’uomo, perdonandoli tutti per riscrivere la storia.
Lo scandalo del cristianesimo è lì, sul Golgota, e non già per la Resurrezione ma per l’aver amato il proprio nemico che lo stava ammazzando.
Ed in un tempo di guerra, non più combattuta con la propaganda ma con I carri armati, l’insegnamento del vangelo diventa ancora più urticante, nel mentre che ci perdiamo a cercare un senso a ciò che stiamo vivendo.
Fabrizio De Andrè ebbe a dire “Fra la rivoluzione di Gesù e quella di certi casinisti nostrani c’è una bella differenza: lui combatteva per una realtà integrale piena di perdono, altri combattevano e combattono per imporre il loro potere.”
E c’è la sintesi di un tutto che è divino e sovrumano. Non possiamo capirlo, nemmeno I santi ci riescono davvero, e tante, troppe volte, finiamo per credere che una guerra sia giusta semplicemente perché la legge o il diritto la giustificano. Ma legge e diritto sono la forza del peccato, e smettere di parlare per dar voce alle bombe non può essere in alcun modo giustificabile in Cristo anche quando lo è ai sensi del diritto internazionale.
La chiamata alle armi di Cristo è a rivestirsi di misericordia, ad infilarsi nei panni del nemico per capirne le ragioni, a rinnegare la propaganda, a cercare la trave nel nostro occhio prima della pagliuzza in quella del nostro avversario.
E vale per I conflitti tra nazioni come per quelli con nostro fratello o nostra moglie, o il nostro vicino, poiché un cristiano non dovrebbe aver paura della morte, ne di quella corporale, ne per quella così detta ontica, ovvero quella che si sperimenta di fronte al tradimento, al menefreghismo, all’egoismo di chi ci sta attorno.
Di travi negli occhi ne abbiamo parecchie, spessissimo non abbiamo voluto vedere, figuriamoci capire, e quando accettiamo di smettere di parlare al nostro antagonista, quelle diventano una cataratta impenetrabile alla luce, ci fanno incapaci di vedere.
Così la guerra giusta non esiste poiché in essa c’è il tradimento di altri uomini, di altri popoli, dei diversi.
Ma se non c’è la guerra giusta, c’è la guerra inevitabile, ed è di quella che dobbiamo avere paura ogni giorno, ogni volta che apriamo la bocca per dire qualcosa. Le nostre parole dicono chi siamo, e l’uniformarsi ad un pensiero unico, politicamente corretto, senza nerbo e spina dorsale, alla fine produce conflitti inevitabili.