È stato pubblicato il libro intitolato L’erede al trono di Danimarca, nel quale, come un Amleto contemporaneo, provo a descrivere la mia infruttuosa ricerca della verità perduta.
Si tratta di una raccolta riordinata e rivista degli scritti pubblicati sul mio sito ed ha due ragioni di essere: La prima è quella di consegnare al mondo una visione della realtà differente da quella che va per la maggiore, una visione che ho maturato nel tempo e sulla quale ancora lavoro, come in un divenire senza fine, senza mai trovare un punto di vista che mi consenta una lettura univoca.
La seconda ragione è quella di consentire al mio lavoro di resistere nel tempo, sopravvivendo al mio sito che, prima o poi, molto prima che poi, è destinato a scomparire.
Il libro è edito da You Publy e si può acquistare a questo indirizzo: https://www.youpubly.com/libreria/l-erede-al-trono-di-danimarca_C1140.htm
NOTA INTRODUTTIVA all’EREDE AL TRONO DI DANIMARCA
In questo volumetto sono raccolti gli scritti pubblicati sul mio Blog (www.stefanotorre.it) tra il giugno del 2019 ed il settembre del 2020.
Si tratta di un arco temporale nel quale la mia vita è stata stravolta, con mia moglie che mi ha cacciato di casa e mio fratello che mi ha voltato le spalle.
Non ho trattato dei fatti in modo diretto, quindi non troverete sugose storie di gossip famigliare, ma ho riflettuto in modo profondo sulle suggestioni che da quegli eventi derivavano.
Giocoforza mi sono trovato a confronto con la disintegrazione dei miei sentimenti, con l’annullamento della gran parte dei miei affetti, che sono la sola ricchezza possibile, almeno dal mio punto di vista.
Quello che da subito hanno cercato di farmi capire, tanto i due miei congiunti, quanto la brava psicologa che a lungo mi ha seguito, è stato il fatto che la verità dipenda dai punti di vista, ovvero che ognuno veda le cose in modo proprio, producendo una verità diversa sulle manifestazioni della realtà.
Il problema è che le due o più verità, anche se si negano reciprocamente, sono tutte vere. Si scatena così un corto circuito nel quale diventa impossibile stabilire cosa si vero e cosa falso, cosa giusto e cosa sbagliato, cosa sia bene e cosa male.
Tutto viene relativizzato, non esiste più un “ASSOLUTO” al quale riferirsi per stabilire il torto e la ragione, ed in ogni conflitto occorre cercare una mediazione, facendo lo sforzo di mettersi nei panni dell’altro, destrutturando se stessi, per cercare di capirne le ragioni, andare alla ricerca dell’origine della sua visione distorta della realtà, ponendosi il problema del fatto che anche la nostra visione lo sia.
Il problema è che la visione della realtà è subordinata alle nostre passioni, sia quelle positive che quelle più bieche, e non è possibile districare la matassa che altera la nostra capacità di percepire, capire, elaborare, il mondo che ci circonda.
Quel che penso è che tutto ciò abbia senso se limitato, ovvero purché esista una verità assoluta rispetto alla quale gli scostamenti legati alla nostra percezione debbano per forza essere ristretti, diversamente si scivola in un campo minato, nel quale non si capisce più quale sia il confine tra buona e mala fede.
A me capita di trovarmi, ed ancor più essermi trovato, in situazioni nelle quali per i miei interlocutori ero e rimango il cattivo, mentre io, dal mio punto di vista, vestivo i panni del buono.
Dove sta la verità?
Ho fatto uno sforzo gigantesco per andarla a cercare, ho letteralmente destrutturato il mio modo di pensare per collocarmi nei panni dei miei antagonisti, per rivedere tutti gli schemi della mia logica e comunque non ho capito.
Rimango uno di quelli ancorati all’idea che la logica sia una scienza esatta, al pari della matematica, almeno fin quando si adopera a spiegare le fenomenologie semplici, fin quando rimane nell’immanente.
Tanto per fare un esempio, se si verifica uno scontro tra una automobile ed una pianta o un paracarro, per quanto soggettiva sia la verità, mai e poi mai sarà possibile dire che è stata la pianta ad andare contro l’automobile.
La verità, anche qui non può essere distonica rispetto alla logica, ed andrebbe cercata senza avere la pretesa di considerarsi santi, mettendosi nei panni dell’altro, cosa che al momento non succede lasciando spazio alla prepotenza ed alla deformazione interessata della realtà.
Insomma, la sensazione che ho è quella di essere travolto dal nichilismo, in quella che è la sua più dura rappresentazione, ovvero il narcisismo, che ci impedisce di vedere le cose in modo da non distaccarci mai troppo da quella verità assoluta imposta dalla logica.
La verità che percepiamo è sottomessa alle nostre passioni, per il denaro o per l’amore che fa battere il cuore, o per il potere; facciamo del nostro interesse verità senza rendercene conto.
Quel che mi sembra è che i paracarri e le piante, da un po’ di tempo, siano diventati semoventi ed a forte velocità si muovano contro le auto parcheggiate in strada, il che è un segno dei tempi.
Il progresso chi ha portato a relativizzare anche la logica.
Mitezza, umiltà, capacità di guardare se stessi da lontano, con gli occhi degli altri, non sono patrimonio del figlio del mio tempo.
E Bon!