Il presente mi guarda torvo e gracchia
come un corvaccio del malaugurio.
Così mi trovo a misurare la distanza tra me e la mia
vita,
e a scoprirla ogni minuto più grande.
Io sono il niente che inghiotte il tutto.
Sono la grotta sotto la casa,
coi graffiti dei bufali sui muri e piena di ossa,
archetipi orribili,
teschi abnormi nascosti lì,
in attesa d’essere trovati.
Sono la nube disintegrata dal calore del deserto.
Un attimo di sole velato da speranza di pioggia
E poi più nulla, solo un cielo bianco come il latte
Torrido come ferro arroventato,
Come un mantello di fuoco che brucia la carne.
Sono la nebulosa nel firmamento,
Relitto di supernova senza forma,
con una minuscola stella impazzita nel centro
Che pulsa come un cuore
D’una tachicardia folle
In uno spazio interminato,
In un silenzio sovrumano,
In una quiete profondissima,
In un pensiero annegato nel mare.