Stefano Torre, con la sua campagna elettorale giocata a suon di sparate - sostanzialmente delle cazzate- rappresenta il punto più basso della comunicazione politica e nello stesso tempo il più sublime. Si è sempre saputo che la campagna elettorale è impregnata di retorica, negli ultimi tempi all'ennesima potenza e a volte sull'orlo del ridicolo, ma finora persino la promessa più inverosimile o il progetto più faraonico venivano ammantati da un'aura di serietà. Una foglia di fico, sempre più piccola, ma che ancora resisteva.
Fino allo sbarco a Piacenza di Torre. Che ha compiuto l'equazione inversa: se cazzata deve essere, che sia la più grossa, magari anche divertente e al diavolo l'ipocrisia.
E se diventasse sindaco davvero? si chiederà qualcuno, perché finché si gioca o sperimenta è un conto, quando si amministra un altro.
Bè, avendo frequentato per anni politici di ogni schieramento o livello, posso assicurare che nella scelta delle figure da candidare non c'è nessuno spazio per le competenze (semmai arrivano in fase di composizione della squadra di governo). Quello che conta è il bacino di voti che uno si porta appresso. Punto.
E allora fanculo all'ipocrisia. Abbiamo portato la politica al punto più basso? Godiamocelo e dopo un'amara risata, forse, saremo in grado di risalire.