Sorprendente, magnifica, fantastica.
Entrare in San Cristoforo fa sentire già l’aura della parola poetica, anzi, fare il primo passo ed entrare in quella chiesa è poesia, poesia allo stato puro.
Oggi ho fatto quel passo, e me lo ricorderò per sempre.
Il Piccolo Museo della Poesia incolmabili fenditure ha una sede fuori dal comune. Una chiesa che pare un teatro. Un luogo nel quale il sacro è naturalmente messo a confronto col mondano.
Il luogo ideale nel quale contaminare le verità sacra della fede con la parola poetica, con la sua non verità , la sua continua, vana, ricerca di colmare quella fenditura che la separa dalla verità .
Nelle mani di Massimo Silvotti (un uomo di cui parleranno i libri di storia) questa chiesa sta per diventare un museo vivo, sta per diventare rappresentazione trasfigurata dell’essenza della umanità e del senso dell’esistere.
Come riuscirà a farlo non lo so ancora, so solo che il mio contributo, da semplice soldato, lo darò senza tirarmi indietro, e sarà il sentirmi parte della storia, quella vera, quella grande!
Con la poesia si può cambiare il mondo, ama dire Massimo Silvotti. Io, da poeta di guerra, quale mi sento, arrivo a dire che la poesia può salvare il mondo.
La poesia parla al cuore, non alla ragione, la parola poetica esce dagli schemi razionali, e consente di parlare direttamente all’anima.
Solo parlando all’anima si può raccontare all’uomo che esiste una realtà diversa, nella quale valgono cose differenti da ciò che la contemporaneità propugna.
Stiamo scivolando verso la disumanizzazione della società . Uno per uno stiamo estirpando i valori etici e morali che la tradizione e la storia avevano seminato, ed erano cresciuti come alberi, profondamente radicati nell’uomo e nella collettività .
L’uomo sempre più vale solo nel suo essere produttivo, efficiente, aggiornato; non sono ammesse le amnesie, le perdite di efficienza, le cadute, la vecchiaia.
La società espelle chi dipende dagli altri, lo annienta, lo relega tra i reietti.
Ma esiste una alternativa possibile ed è il parlare all’anima dell’uomo, raccontare l’uomo all’uomo.
Per ciò dico che Silvotti è un profeta, perché riesce a raccontare che la verità è diversa e riesce a disegnare panorami alternativi.
Questo è e sarà , nelle sue mani, il Piccolo Museo della Poesia: un luogo nel quale nutrire la propria anima.
La Chiesa di San Cristoforo, in quella via che secondo alcuni ricalca il decumano di Placentia (via Angelo Genocchi), splendida di un barocco seicentesco, affrescata dal Bibbiena, e che nel suo comporsi architettonico ricorda da vicino un teatro, rivelando il fatto che l’architetto che la costruì fu fortemente influenzato dal più celebre Ferdinando Galli di Bibbiena, è il luogo ideale nel quale far vivere la poesia, nel quale rappresentare la parola poetica, nel quale farla assurgere ad una sacralità che troppe volte è vilipesa.
E poi ci sono gli altri locali: la sacrestia, l’appartamento annesso al piano superiore. Luoghi nei quali poter ospitare poeti e letterati, nei quali poter far nascere e crescere un grande albero, dalle radici forti ì, capaci di estendersi ad ogni uomo (ed ogni donna) che ancora si commuove di fronte ad un tramonto.
Perché, come diceva John Steinbeck nel suo AL DIO SCONOSCIUTO, ogni tramonto è sacro.
Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di veritÃ
(...)
Ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere.
(Faber, Smisurata preghiera)