Sono chiamato a presentare un libro che mi è stato proibito di leggere. Per cui arrivo qua assolutamente impreparato sui contenuti immaginandoli, semplicemente immaginandoli, e ritengo immaginandoli molto bene perché io la conosco, seguo quello che fa su internet.
Il gioco che la Fauzia ama fare è quello di immergersi nella rete e lanciare una serie di piccoli sassi come in uno stagno vedere come si muove l’acqua, e scoprire un sacco di cose su chi osserva l’acqua. Io non so come faccia ma lei riesce da un like, da un commento – da un commento è un po’ più facile farlo –, ma da un like riesce a capire che personaggio sei.
Non è vero che dalla rete esce solo il lato oscuro non è vero, si vede anche chi è, veramente è, bisogna conoscere un attimino i metodi per capirlo.
Infatti, e questo è un segreto che tu custodisci molto molto bene, in ogni caso una serie di spunti che non ho tratto dal tuo libro, ma dal tuo lavoro su facebook nell’ultimo anno e che mi hanno portato insieme a Thomas Trenchi ad inventare il format della scultura, ovvero quel format libero nel quale eroghiamo piccole pillole di cultura piacentina e poi giriamo tra la gente a fare domande, raccogliendo esilaranti riposte e scoprendo anche che a Piacenza ci sono tanti che sanno le cose di Piacenza.
Soprattutto sono parecchi tra coloro che girano in centro. Poi è vero che c’è anche chi si arrabbia, chi mi accusa di essere un saccente e che mi vuole sfidare a fare domande, e ben venga, io risponderò malamente nella maggior parte dei casi perché il gioco è proprio quello. Ma è un’azione secondo me estremamente meritevole in un periodo nel quale va perdendosi ogni tipo di legame con le proprie radici e la propria cultura, ricercare di parlare delle cose che dovrebbero essere i nostri capisaldi e che invece rischiano di perdersi.
E’ un bell’esercizio di memoria quello che fai e il farlo passare dal digitale all’analogico significa dargli uno spazio culturale più ampio.
Non so se voi avete mai provato a pensare la fine che faranno i vostri post su facebook nell’arco dei prossimi 3 4 5 anni. Certamente la maggior parte dei vostri post scomparirà completamente. Già oggi un post dopo un paio di mesi è sotto la piega del tappeto, non riesce più a recuperare, figuriamoci tra qualche anno. Ovvero il lavoro che si fa in digitale rischia nell’arco di al massimo dieci anni di perdersi completamente. Il libro della Fauzia tra cento o forse tra un paio di secoli esisterà ancora.
Sarà ancora consultabile. E quindi per me è bellissimo vedere che dalla rete le cose riescono a uscire, riescono a diventare analogiche e a rimanere lì fruibili per chiunque non sopporti il cercare di leggere un libro sul computer. Io sono fra quelli che un libro lo apprezzano solo se c’è la manualità dello sfogliarlo, se c’è la possibilità di sentirne l’odore, perché diversamente è troppo innaturale sfogliare un libro su un ebook reader. Io non ci riesco, e quindi il mio applauso alla Fauzia.