Così il #CoronaVirus è arrivato anche a #Piacenza. Il modo con il quale è arrivato è dirompente, surreale, se non da panico vero e proprio, comunque in modo da creare inquietudine.
Le scuole sono state chiuse, è proibito fare riunioni, le discoteche sono chiuse, persino le feste private sono state interdette. Così le messe, le riunioni dei circoli ricreativi e le udienze nei tribunali sono state sospese.
Per ora è proibito entrare ed uscire dalla zona rossa, che comprende una serie di comuni nell’intorno di Codogno.
I supermercati sono stati presi d’assalto, gli scaffali sono vuoti, il prezzo delle mascherine e dei gel disinfettanti per le mani, è salito a livelli indecenti, e si vive con addosso un perenne filo di paura.
Una paura non ben definita, come un sottile malessere che accompagna il vedere le vie semideserte, i negozi con i commercianti sconsolati che ti guardano dalle vetrine, la gente che incontri che ti guarda male se tossisci.
Qualcosa non va, ed è ben di più di quello che sottende la peste che si sta abbattendo su di noi, probabilmente, sotto sotto, ci si rende conto di quanto sia malata la nostra società , e di quanto il fare una pausa per riflettere sia necessario.
Ma ritornando ai Tribunali che hanno sospeso le udienze, al di là del fatto che una giustizia che si ferma è cosa che sottende una gravità estrema della situazione, tra le altre è stata rimandata a fine maggio anche la mia comparizione per la ratifica dell’atto di separazione da mia moglie.
Non so come prenderla: da un lato la testa rimane attaccata al toro, dall’altro il non doppiare quel capo probabilmente mi impedisce di intravvedere un futuro diverso e nuovo. (e di annaspare in questo presente)
In somma, in questo clima strano, tra la gente che se ne sta per conto suo, il tempo passa con un ritmo molto più lento del normale, e la nostra mente è libera di andare dove normalmente non si addentra, mi trovo a struggermi al pensare a ciò che è stato ed al modo non bello con il quale è finito il mio matrimonio lasciandomi, di punto in bianco, da solo.
Ma sono solo come i tempi impongono, tanto per l’emergenza CoronaVirus, quanto per quello che la nostra società sta diventando. Un passo alla volta ci stiamo trasformando in uomini con l’illusione di bastare a noi stessi.
Non riusciamo più, sospinti da un vento di rinnovamento che ci riempie la testa, a dare il valore che dovrebbero avere ai nostri affetti, a chi ci è vicino, a chi si butterebbe nel burrone per noi.
Non riusciamo a capire, o a vedere, che l’unico valore che ci porteremo dietro alla nostra morte sarà lo splendore dei nostri affetti. Il denaro morirà con noi. L’unica forma di ricchezza che ci sopravvivrà sarà l’intensità dei legami che abbiamo costruito.
Ora non voglio fare il virologo o l’esperto di psicosi di massa, quel che mi forse ho capito è che questo virus rischia di essere letale perché se ci si contagia in troppi, le strutture sanitarie non saranno sufficienti per curare tutti i casi gravi, che comunque saranno una minoranza.
Quindi ora non è il tempo di protestare contro i provvedimenti restrittivi, ma di accettare le situazioni. Tra un po’ passerà l’inferno e ci ritroveremo a rinascere come crisalidi da un bozzolo, e forse saremo in grado di dare più importanza alle relazioni con gli altri, ed alla sfera dei nostri affetti.
Vediamo, o cerchiamo di vedere, il lato positivo anche in una brutta situazione come quella in cui siamo.