La mattinata procede tranquilla, finché la Honda Jazz non si blocca davanti alla Feltrinelli e ne esce un Torre eccitatissimo che mi urla: “Ho deciso, mi candido a Piacenza, da domani raccolgo le firme. Mi dai una mano?”.
Inutile chiedere se stia facendo sul serio, la risposta la conosco già e so che sarà qualcosa di totalmente fuori dagli schemi. E’ Davide contro Golia, è il sessantottino “Una risata vi seppellirà” in versione nostrana, è il giullare di corte che veste finalmente i panni del Re, è l’uno contro tutti, è il rifiuto dell’omologazione dei noiosi programmi di coalizione, è una boccata d’aria.
Offro qualche contributo al surreale programma e, con grande soddisfazione, vedo accettata la mia proposta di abbattimento di Palazzo Farnese per dare maggiore visibilità al nuovo palazzo di fronte; invece mi preoccupo quando mi viene bocciata l’idea, di consentire che a Piacenza si possa sposare il proprio animale da compagnia preferito. Se una proposta è esagerata perfino per uno che vuole trasformare il Corso in un canale navigabile, forse devo farmi visitare.
Giorno dopo giorno seguo i progressi della campagna elettorale, ammirando la forza di volontà di Torre e della sua stramba armata di donne e uomini in tuba; lo incrocio in Via XX Settembre, mentre fende la folla, soffiando in un piffero e trascinando una fila di topolini di carta; ascolto i comizi e sorrido sempre quando arriva lo slogan: “Un buon Sindaco manda a cagare tutti”. Geniale.
Alcuni giudicano l’eloquio di Stefano, ogni tanto incespicante, conseguenza di consumo di alcoolici di primo mattino, senza sapere che invece poter parlare, coordinare i movimenti, camminare è stata una conquista faticosa, frutto della lotta estenuante a una terribile e rara malattia.
Altrettanti non sanno che sotto quell’anacronistico cappello a cilindro c’è un serio, capace e stimato professionista del web, che ha già vissuto un quinquennio tra i banchi del Consiglio Comunale, conquistandosi il rispetto dei colleghi. Rendere pubblico il tutto, gli frutterebbe maggiore consenso, ma lui non ne fa cenno ed è uno stile che dice molto della correttezza del personaggio.
La battaglia è già vinta nel momento in cui le firme raccolte sono sufficienti per formalizzare la candidatura. Il resto non conta.
Stefano torre ha rappresentato con genialità e simpatia una reale voce di protesta, contro la politica che le spara grosse senza crederci, contro il “va tutto bene”. Con l’andare delle settimane, tutti si rendevano conto che dietro alle sue fantasiose proposte non c’era un matto, ma una persona che stava facendo emergere le contraddizioni di un sistema, che perde ogni giorno la fiducia degli elettori. A un certo punto, sembrava quasi fosse l’unico a parlare seriamente, guardando la realtà dalla giusta distanza.
L’inusuale campagna elettorale di Torre non è stata soltanto folklore; non ha guadagnato un seggio in Consiglio, per fortuna sua, ma ha lasciato un segno e se tra qualche mese si chiederà ai piacentini chi erano i candidati Sindaco nel 2017, probabilmente non ricorderanno gli altri, ma il nome di Stefano Torre lo pronunceranno di certo.